La sensibilità collettiva della popolazione mondiale nei confronti del benessere dell’ambiente e degli sprechi perpetrati dall’uomo investe tutti i settori. In questo contesto, la cosmesi non è ovviamente esente. Negli ultimi anni si è parlato sempre di più di Circular Beauty, ovvero della conversione di scarti alimentari in ingredienti cosmetici. In quest’ottica, anche alimenti non gradevoli dal punto di vista estetico per il consumatore possono evitare di essere scartati ed entrare nella filiera cosmetica come fonte di ingredienti alternativi e sostenibili, con riduzione di spreco alimentare e innovazione virtuosa aziendale.
Circular Beauty: cosa significa e cos’è il riciclo nella cosmesi
Le aziende cosmetiche che abbracciano una filosofia di sostenibilità in tutta la filiera di produzione non possono che tener conto di questo approccio innovativo, atto a ridurre gli sprechi del settore e a renderlo promotore di virtuosismi nel panorama mondiale. Si parte dalla considerazione che i prodotti cosmetici sono di ampio utilizzo nel mondo (si calcola che in media, ogni persona utilizzi da 7 a 13 cosmetici al giorno), pertanto le scelte di riciclo possono avere un impatto significato sulla riduzione degli sprechi e sul benessere ambientale.

Ingredienti usati nella Circular Beauty
Alcune aziende puntano direttamente a contattare fornitori locali e a riciclare i prodotti alimentari di scarto per consumo edibile, ma che possono essere ancora ricchi di proprietà cosmetiche. Ad esempio, dalla frutta secca è possibile ricavare oli essenziali, mentre scarti di cacao e di caffè possono essere utilizzati per ottenere maschere e per la produzione di scrub. Dagli scarti dell’oliva è possibile ricavare ingredienti utili per la componente lipofila dei cosmetici e con proprietà antiossidanti. La frutta non gradevole esteticamente può mantenere comunque le proprietà dei suoi componenti, quindi elevato contenuto in vitamine, minerali ed altri oligoelementi ed entrare nella filiera cosmetica come ingrediente naturale della Circular Beauty, pertanto gradito dai consumatori, ma anche a basso impatto ambientale.
Anche l’uva scartata durante la produzione del vino può diventare un ingrediente cosmetico prezioso e sostenibile, così come la carota ammaccata; inoltre sono noti casi di produzione di bava di lumaca da lumache sostenute nella loro alimentazione con cicoria e altre verdure provenienti da scarti di aziende agricole limitrofe, come foglie di insalata poco attraenti per il cliente ma ancora piene di principi nutritivi funzionali per la lumaca stessa.




La Circular Beauty come sfida di un futuro ecosostenibile
Si evince quindi che la collaborazione tra aziende diverse, spesso con la medesima territorialità, diventa un punto cruciale per sostenere la Circular Beauty e ridurre l’impatto ambientale dei diversi settori produttivi.
Dal momento che la scelta del packaging impatta moltissimo sulla sostenibilità della produzione di un cosmetico, le aziende cosmetiche non devono dedicarsi solo alla selezione di ingredienti riciclati, ma l’orientamento è verso la riduzione di imballaggi in plastica, privilegiando pack in cartone, vetro o legno, ecologici e riciclabili.
Per le aziende cosmetiche la scelta di abbracciare la filosofia della Circular Beauty non è più una semplice questione commerciale e di marketing, ma è diventata una vera e propria spinta verso un mondo con riscoperta sensibilità per i temi ambientali, per il rispetto del territorio e per la riduzione di sprechi. In questo modo anche il settore cosmetico può dare il suo contributo ad un’economia che deve necessariamente interrogarsi sulle modifiche necessarie per rispettare l’ambiente in cui l’uomo vive, e ridurre lo sfruttamento di risorse e la produzione abnorme di rifiuti.
Il futuro della cosmesi è qui, si sta lavorando e si deve implementare il connubio tra economia circolare e bellezza sostenibile.