Negli ultimi 50 anni si è assistito ad una maggiore sensibilità dei consumatori rispetto all’utilizzo della protezione solare durante l’esposizione, per minimizzare i danni indotti alla pelle dai raggi ultravioletti. Mentre negli anni ’70 si assisteva ad una ricerca della famosa “tintarella” a tutti i costi e senza protezione, spesso con grande sviluppo di eritemi, oggigiorno, complice anche la maggiore informazione, i consumatori sono maggiormente sensibilizzati all’utilizzo della protezione solare, e le aziende cosmetiche offrono una vasta gamma di prodotti sul mercato.
Il cuore funzionale del cosmetico per la protezione solare è ovviamente il filtro o più spesso la combinazione di filtri presenti. Mentre in passato erano presenti sul mercato quasi esclusivamente creme così corpose da risultare difficili nell’applicazione (perché i filtri sono spesso ingredienti tecnicamente molto complessi), oggi le migliori textures dei cosmetici hanno contribuito ad incrementare notevolmente l’utilizzo di tali prodotti e la loro diffusione tra i consumatori.
Questo ha ovviamente comportato un enorme incremento di rilascio di sostanze nell’ambiente, perché ovviamente attraverso la balneazione parte della protezione solare viene rimossa (non esiste la resistenza 100% all’acqua di un solare).
E’nata quindi una nuova esigenza per le aziende cosmetiche coinvolte nella progettazione e produzione delle creme solari: cioè quella di proporre sul mercato creme solari ecosostenibili, ovvero cosmetici efficaci ma con ridotto impatto ambientale. In particolare modo, l’urgenza è stata percepita nei paesi in cui è presente la barriera corallina, nella quale si sta osservando un progressivo sbiancamento dei coralli dovuto ad alcuni filtri solari tra i più utilizzati nei cosmetici. L’esigenza di passare a un consumo sostenibile tramite l’utilizzo di creme solari che non inquinano il mare è diventata di fondamentale importanza.
Le creme solari reef friendly e la tutela della barriera corallina
Nel contesto delle cosiddette creme solari reef friendly, pioniere sono state le Hawaii, dove è entrato in vigore nel 2021 l’Hawaii Reef Beel, anche noto come Trattato delle Hawaii, che ha bandito due filtri solari, l’Oxybenzone e l’Octinoxate, ma altri filtri sono sotto la lente d’ingrandimento, per cui è possibile che nel futuro siano previste ulteriori restrizioni. E’ previsto che anche altri paesi, in cui l’ecosistema marino è a rischio, e in cui si stanno osservando danni a coralli e pesci, possano seguire a breve l’esempio hawaiano.
L’utilizzo di creme solari che non danneggiano la barriera corallina sarebbe utile non solo per la tutela dei coralli ma anche di alcune specie marine per le quali sembra che alcuni filtri possano agire come interferenti endocrini.

Le caratteristiche delle creme solari ocean friendly
I solari tradizionali possono contribuire a danneggiare l’ambiente in diverse modalità. Oltre all’azione specifica di alcuni filtri sui coralli, che porta spesso allo sbiancamento di queste specie marine, alcuni filtri sono molto persistenti nell’ambiente, andando a danneggiare nel tempo non solo i coralli (le prime specie che incontrano sui fondali), ma anche altri elementi dell’ecosistema marino. Anche le dimensioni sono importanti: i filtri solari che agiscono con meccanismo di tipo fisico, come biossido di titanio e zinco ossido, sono da evitare se presenti in forma nano. Importante è conoscere anche il meccanismo di degradazione di un filtro, perché potrebbe essere scisso dalle specie batteriche presenti nel mare in sostanze ancora più dannose di quelle di partenza.
Le creme solari ocean friendly sono progettate appositamente per offrire una protezione efficace senza compromettere la salute degli oceani e dei coralli. Queste creme si distinguono per alcune caratteristiche chiave che le rendono ecosostenibili: sono formulate con ingredienti biodegradabili e privi di sostanze chimiche nocive come ossibenzone e octinoxate, che possono danneggiare i delicati ecosistemi marini. Inoltre, le creme solari ocean friendly sono spesso confezionate in materiali riciclabili o compostabili, riducendo così l’impatto ambientale.




Le creme solari senza microplastiche: il nostro punto di vista
Oltre alla selezione dei filtri solari da impiegare nella ricerca e sviluppo formulativa, un’azienda produttrice di cosmetici può tenere conto di ulteriori aspetti.
L’eliminazione di microplastiche è un tassello importante per non impattare sull’habitat marino ma anche un’analisi della biodegradabilità degli ingredienti della formulazione è di notevole beneficio. Cosmoderma si è impegnata, come azienda che opera nella produzione cosmetica, ad avere uno sguardo sempre rivolto all’ambiente, che si esplicita in numerose attività. Prima fra tutte, l’eliminazione dell’impiego delle microplastiche nella produzione, quindi la ricerca e l’impiego di packaging riciclabili e, non per ultima, la selezione del maggior numero possibile di ingredienti da filiera controllata. Utilizzare oli vegetali emollienti biodegradabili invece che oli sintetici con un tempo di persistenza maggiore nell’ambiente è sicuramente un tassello significativo nella ricerca di creme solari senza microplastiche, efficaci ma rispettose dell’ambiente marino, soprattutto se associate alla completa assenza di microplastiche e ad un packaging biodegradabile.



